arboricoltura

Le potature indiscriminate: il caso delle conifere

Gli interventi drastici non risparmiano cedri, pini ed abeti

Per quanto riguarda le conifere, queste un tempo non venivano sottoposte a capitozzatura, vista la scarsa o nulla risposta nel ricacciare nuovi germogli in questo tipo di alberi, mentre da un po’ di anni si è cominciato ad applicare tale nefasto metodo sui cedri, per costringere la chiome in volumi prefissati, e addirittura sugli abeti e i cipressi, per ridurre l’altezza.

A parte questa nuova tendenza, generalmente sulle conifere e in particolare sul pino domestico (in questi ultimi tempi oggetto di una vera e propria persecuzione), la potatura consiste in spalcature del tronco dai rami più bassi e in ripuliture dei rami principali dai rami di ordine inferiore.

Quando l’intensità delle spalcature e delle ripuliture è forte o molto forte, come avviene in larga parte, le conseguenze sugli alberi sono gravi: visto che i pini non sono in grado di ricacciare dalle zone di taglio, per ripristinare una massa fotosintetica adeguata ai propri bisogni fisiologici, l’albero risponde con una accentuata crescita in altezza (innalzamento del baricentro) e con l’allungamento delle branche (formazione di “rami a coda di leone”), da cui deriva una maggiore propensione al cedimento rispettivamente della pianta intera o dei rami.

Inoltre, la chioma a ombrello del pino domestico, progettata per essere ben densa e di forma tabulare in modo da eludere il vento direzionandolo in flussi laminari sopra e sotto, quando viene svuotata per ridurre il fantomatico effetto vela, è soggetta a moti vorticosi al suo interno, in grado di determinare la rottura dei rami.

All’origine di tali interventi distruttivi c’è l’incompetenza degli operatori del settore e un’ignoranza generalizzata nei confronti della biologia degli alberi, a cominciare dal ruolo fondamentale della fotosintesi clorofilliana: l’asportazione di grandi masse di foglie, gli organi deputati a tale funzione, impedisce alle piante di nutrirsi adeguatamente e quindi di crescere correttamente e di resistere alle avversità.