ambiti di intervento

Selvicoltura

La selvicoltura è la scienza e la tecnica per la gestione attiva dei popolamenti forestali.

La selvicoltura è la scienza e la tecnica per la gestione dei popolamenti forestali finalizzata a produrre legname, a curare i boschi soggetti a incendio e ad avversità biologiche, a conservare il paesaggio, conciliando gli interessi economici con la perpetuazione del bosco e l’integrità ambientale, con le necessità e i valori della società.

La selvicoltura è quindi l’insieme del sapere, dei metodi e delle norme, codificati in leggi e regolamenti forestali, che consente di intervenire sui boschi con lo scopo di prelevare legna a uso energetico o per costruzioni e di modificarne struttura e composizione (conversione e trasformazioni, naturalizzazione dei rimboschimenti, etc), garantendo la conservazione e la continuità del bosco.

Quel bosco che viene sfruttato da millenni, in quanto il legno da sempre è stato la principale risorsa energetica e il più importante materiale per costruire, fino all’era dei combustibili fossili e dei nuovi materiali come la plastica. Il concetto di governo del bosco, a ceduo e a fustaia, secondo i criteri e le tecniche selvicolturali, derivò proprio dalla necessità di garantire la produzione legnosa evitando lo sfruttamento dei tagli dissennati o del pascolamento incontrollato.

Ci si chiede e si dibatte se, nella gestione forestale, l’economia debba prevalere sull’ecologia o se l’ecologia sia preminente rispetto all’economia. Rispetto al passato, quando la selvicoltura ha assecondato prevalentemente gli aspetti produttivi, oggi, alla luce di un cambiamento culturale e di rinnovato modo di sentire il rapporto tra l’uomo e l’ambiente, la selvicoltura naturalistica getta le basi per una gestione più rispettosa dell’ambiente, ponendo massima attenzione alle dinamiche evolutive delle cenosi forestali.

La selvicoltura naturalistica

La selvicoltura naturalistica, così come quella sistemica, ha come obiettivo la fustaia mista di specie autoctone, disetanea a gruppi e con rinnovazione naturale: conversione dal ceduo all’alto fusto, disetaneizzazione delle fustaie coetanee, ripresa non prefissata a priori, diradamento selettivo, taglio saltuario, sono gli strumenti in mano al selvicoltore per garantire produzione legnosa e conservazione dell’habitat.

Attualmente, alla luce di una maturata consapevolezza del significato e della rilevanza del bosco, sempre più spesso gli interventi di taglio vengono visti con timore, suscitando proteste di cittadini o di associazioni ambientaliste. Indubbiamente l’ecologia deve essere preminente rispetto all’economia e i boschi vanno toccati con particolare attenzione, ma la soluzione non è l’abbandono colturale dei popolamenti coetanei e monospecifici (cedui o fustaie), che sono la gran parte, bensì l’adozione di interventi selvicolturali volti a favorirne l’evoluzione, la mescolanza e la disetaneità e a garantire una certa produzione legnosa. D’altra parte, la necessità di legno come risorsa rinnovabile è talmente forte, anche nell’era della plastica e dell’elettronica, che i nostri boschi continueranno a essere tagliati: meglio farlo secondo criteri e tecniche in linea con le nuove esigenze sociali e culturali.

Il dottore forestale, nel ruolo del selvicoltore, sceglie gli alberi da rilasciare a dote del bosco e seleziona quelli da abbattere durante le operazioni di martellata e marcatura. Nelle fustaie si interviene con diradamenti di diversa intensità che comunque non stravolgono il soprassuolo e l’ambiente; nei cedui, quando non si decida di avviarli all’alto fusto che in molte situazioni si rivela la scelta migliore, si può proseguire con le ceduazioni, purché s’intervenga a selezionare un congruo numero di matricine scelte tra gli alberi più vigorosi, tra le specie più adatte alla stazione o tra quelle più rare, rilasciando anche esemplari d’oltreturno o di particolare pregio. Il selvicoltore può e deve cogliere l’occasione dei tagli per favorire l’evoluzione dei soprassuoli forestali e guidarli verso strutture più complesse e stabili, oltre a curarne l’aspetto paesaggistico.

Il bosco è anche il miglior maestro del selvicoltore, quando lo si riesce ad ascoltare con attenzione. La selvicoltura è occasione formativa di alto livello, diventando un importante completamento di altre discipline come l’arboricoltura: confrontarsi con le diverse specie legnose e con il loro abito invernale, passare in rassegna centinaia di piante al giorno per individuare quelli migliori da mantenere, imparare a cogliere i più piccoli segnali di difficoltà vegetativa o di presenza ecologicamente significativa, ciò consente di interiorizzare tutta una serie di aspetti legati alla morfologia e alla fisiologia arborea e di acquisire, infine, un colpo d’occhio completo sugli alberi e le relazioni con gli altri organismi. Per quanto mi riguarda, dal punto di vista professionale, credo di dovere molto alle centinaia di ettari percorsi in occasione dei diversi lavori che ho svolto in bosco.

Altri ambiti di intervento

Arboricoltura urbana

La disciplina che si occupa della selezione, piantagione e gestione degli alberi a fini produttivi ed ornamentali.

Olivicoltura

Le tecniche riguardanti la coltivazione della pianta di olivo, dall’allevamento alla potatura, fino alla raccolta.

Piante succulente

Comunemente chiamate piante grasse, le piante succulente provengono da tutto il mondo.