arboricoltura

Le potature indiscriminate: le latifoglie

La capitozzatura, eredità “culturale” travisata

Viviamo un’epoca strana: nonostante gli enormi benefici derivanti dalla vegetazione arborea nelle città, che ci consente condizioni di vita migliori a cominciare dalla depurazione del particolato inquinante e dall’ombra in estate, nonostante l’evoluzione delle conoscenze nel campo della biologia vegetale e dell’arboricoltura, nelle città d’Italia, soprattutto nel Centro-Sud, si assiste comunemente a spettacoli indecorosi lungo le strade, nei parchi, nelle ville storiche, nei giardini e nei cortili.

Alberi pesantemente potati, dimezzati, mutilati, montagne di legna e frasca che riempiono camion e rimorchi. Ciò sembra quasi normale, perché ci siamo ormai abituati, ma in realtà è un’assurdità. Quello che si vede fare sugli alberi urbani, sia in ambito pubblico che privato, è, nella maggior parte dei casi, gravemente sbagliato e produce conseguenze negativamente importanti sul patrimonio arboreo.

Il pezzo “Le potature indiscriminate” di Ippolito Pizzetti, scrittore e grande esperto di piante e di giardini, fu la mia salvezza quando, da adolescente, cominciai a interrogarmi sul perché di quelle potature che vedevo nella mia città: fu la risposta giusta, fortunatamente per me, e lo stralcio che ho fatto dell’articolo è diventato la mia “bandiera” ormai da molti anni.

Parco Altieri Oriolo Romano
Parco Altieri Oriolo Romano

“Il mutilare un albero in quel modo solo perché è provvisto di una vitalità straordinaria è altrettanto stupido e crudele quanto il divertirsi a strappare la coda ad una lucertola perché la natura le ha dato la facoltà di riformarla… scambiare lo scoppio rabbioso di vitalità di un albero, che viene ridotto quasi ogni anno ad un informe moncone, per un segno di salute, dimostra una madornale ignoranza dei processi di natura, una ottusità completa verso i suoi ritmi, e una cecità totale per le sue forme che può avere soltanto chi abbia accettato la degradante disciplina della produzione e del consumo a regola di vita… la forbice va usata come uno strumento chirurgico e non come una baionetta d’assalto!”

Ippolito Pizzetti, 1977

Sulle latifoglie – platani, tigli, bagolari, lecci, etc – è usanza intervenire periodicamente con la capitozzatura, eredità “culturale” travisata da vecchie pratiche contadine, che erano motivate dalla necessità di produrre legna, rametti (per legare la vigna e per lavori di intreccio) e frasca (per il bestiame o il baco da seta). La capitozzatura consiste in tagli sui rami nell’internodo, su grandi sezioni legnose o a livello del tronco, con cui si determina il raccorciamento delle branche e una riduzione della chioma generalmente drastici.

Capitozzatura su latifoglie
Capitozzatura su latifoglie

Dopo tali tagli di solito gli alberi ricacciano nuovi getti e ciò basta agli amministratori e ai cittadini, giacché si confonde «lo scoppio rabbioso di vitalità di un albero, che viene ridotto quasi ogni anno ad un informe troncone, per un segno di salute».

In realtà, i tagli che moncano i rami, e che asportano grandi porzioni di chioma, hanno effetti nefasti nel breve ma soprattutto nel lungo periodo: destabilizzano l’equilibrio ormonale, alterando le modalità di sviluppo dei rami e l’architettura della chioma; creano scompensi metabolici ed energetici per l’asportazione di massa fotosintetica e delle riserve di zuccheri accumulate nel legno dei rami; determinano la compromissione di buona parte del sistema vascolare per esposizione dei vasi all’aria nelle sezioni di taglio, talvolta con disseccamento dell’intera branca mozzata; stimolano la formazione di succhioni che diventeranno rami a debole inserzione; inducono la regressione e il deperimento di parte delle radici, rendendole più soggette a fenomeni di marciume; determinano degradazione e carie del legno ad opera di funghi lignivori, che sfruttano le ferite da taglio per penetrare nei tessuti esposti.

Tutto ciò rende gli alberi più brutti e meno efficienti, ne danneggia la salute e ne riduce la longevità, rappresenta una delle maggiori cause di cedimento e crollo delle alberature in ambiente urbano.