arboricoltura

Parco Altieri a Oriolo Romano

Un esempio virtuoso di buona gestione

Un parco storico che è sempre stato di proprietà privata, da pochi anni è diventato pubblico e viene aperto ai visitatori. I lunghi decenni di chiusura e abbandono, fortunatamente, hanno consentito all’alberatura ivi presente di attraversare indenne l’era della motosega: a differenza di quanto è accaduto e ancora accade in molti giardini storici, parchi urbani e alberate stradali, qui le piante sono cresciute sane e in forma libera, senza l’intervento della mano dell’uomo, senza in particolare la mano pesante del “potatore” moderno avvezza a capitozzare e mutilare alberi senza pietà.

L’alberatura è formata da centinaia di soggetti di leccio, cerro e abete bianco, di cui numerosi monumentali per dimensioni e notevoli per portamento, da un esemplare plurisecolare di tasso, da una moltitudine di allori arborei “sfuggiti” da antiche siepi, da castagni e, infine, da spontanei ailanti (specie alloctona altamente invasiva).

Lasciato a libera evoluzione per così tanto tempo, oggi che è tornato a essere frequentato necessita d’interventi volti a una fruizione in sicurezza, nel rispetto delle piante, del disegno originario e della complessità ecologica raggiunta. Un percorso iniziato diversi anni fa, passando per tre diverse amministrazioni comunali, uno studio approfondito e due tesi di laurea, un progetto con richiesta di fondi regionali, per arrivare a oggi (inverno 2020): finalmente i lavori sono iniziati, portati avanti dai migliori arboricoltori della Tuscia sotto la direzione del sottoscritto.

Parco Altieri Oriolo Romano

Si lavora seguendo i criteri della Moderna Arboricoltura e secondo le più recenti conoscenze nel campo della biologia e fisiologia vegetale, della fitopatologia e dell’arboricoltura. L’obiettivo è rispetto assoluto della forma che gli alberi hanno assunto, nel tempo, in seguito al libero accrescimento senza la mano dell’uomo: si interviene con la rimonda del secco e qualche mirato intervento di riduzione di rami pericolosi mediante taglio di ritorno, o con l’abbattimento di pochi esemplari ormai irrecuperabili; sulle ceppaie (alloro) e nei gruppi densi si interviene con il diradamento eliminando i polloni e i soggetti più deboli e pericolosi. Contro l’ailanto si realizza un preciso piano di eradicazione.

L’articolo “Mille protagonisti” della rivista Acer (4/2018) descrive gli studi effettuati e il percorso che ha portato al progetto di recupero e valorizzazione, propedeutico all’apertura al pubblico.